"Quando si lavora per piacere agli altri si può non raggiungere lo scopo ma le cose che si compiono per far piacere a noi stessi hanno sempre la probabilità di interessare qualcuno."
Marcel Proust



BIENNALE DI VENEZIA

Prima esposizione internazionale d'arte della città di Venezia 1895.
Edizione originale del catalogo illustrato, stampato a Venezia dal Premiato Stabilimento tipo-litografico Fratelli Visentini.
pagina 11, Regolamento.
- La città di Venezia bandisce per l'anno 1895 la prima delle sue Esposizioni biennali internazionali d'arte.
 - Questa Esposizione, la quale conterrà pitture, sculture, acqueforti, disegni, aspira ad essere una raccolta sobriamente misurata d'opere originali ed elette. Sono stati perciò invitati a parteciparvi molti fra gli artisti più insigni d'Europa.
- Le opere degli artisti invitati vengono esonerate dall'esame della Giuria d'accettazione.
- Gli artisti non invitati hanno facoltà di inviare le loro opere. Fra queste la Giuria d'accettazione sceglierà le più degne, in numero però non superiore alle 200.
- Per un sentimento che sarà facilmente apprezzato, il Comitato ordinatore si astiene dal rivolgere speciale invito agli artisti veneziani, veneti, o italiani dimoranti a Venezia...
- Ogni artista non ha diritto d'esporre che due sole opere..
- Nessun opera già esposta in Italia potrà essere accolta nella Mostra di Venezia.
- L'Esposizione s'apre il 22 Aprile e si chiude il 22 Ottobre.


Gli espositori furono 285 di cui 156 stranieri, per un totale di 516 opere.
La sede designata fu ai Giardini di Castello, dove si dovette abbattere una vecchia stalla che ospitava allora l'elefante Toni, attrattiva dei bambini veneziani. Si progettò un ‘Palazzo delle Esposizione' composto da un salone e da dieci sale, l'allestimento fu quello tipico dei salons ottocenteschi,. i quadri vennero esposti uno sopra l'altro, con il criterio dell'incastro spaziale.
Il successo fu oltre le previsioni: 224.327 visitatori e 186 opere vendute, cioè più della metà di quelle esposte. l'Esposizione chiuse in attivo e una parte degli incassi venne devoluta all'assistenza ai poveri.
Il primo premio della Giuria andò a La figlia di Jorio di Francesco Paolo Michetti, mentre l'altro premio quello del Governo andò a Segantini per l'opera Ritorno al paese natio. Ma il successo più clamoroso toccò al Supremo convegno di Giacomo Grosso, primo scandalo della Biennale. Il soggetto era davvero audace, rappresentava una cappella ardente dove il feretro di un uomo morto era circondato da cinque donne nude che lo attorniavano in pose voluttuose. Notizie tratte da P. Rizzi e Enzo di Martino, Storia della Biennale, Milano 1982.